I Vigili del fuoco e la Grande Guerra

 

Introduzione

Nell'estate del 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, conflitto che si pensava potesse avere breve durata e che invece si trascinò fino al 1918, provocando circa 37 milioni di morti.
Dopo un'iniziale fase di neutralità, il 24 maggio del 1915 anche l'Italia venne coinvolta in questo evento bellico.

 

I reparti di pompieri-zappatori costituiti nell'ambito del Genio del Regio Esercito

Nell'ambito del Genio del Regio Esercito furono create delle sezioni di pompieri-zappatori (costituite nel 1915 presso la I, II, III e IV Armata e nel 1917 e 1918 anche come Sezioni VI e VIII), con l'impiego di personale proveniente dai corpi dei civici pompieri, il cui compito era quello di provvedere a tutelare le strutture e gli impianti militari in prossimità del fronte e nelle retrovie, e di occuparsi dello spegnimento degli incendi sul teatro delle operazioni, soprattutto perché il bagliore delle fiamme era un ottimo riferimento per i tiri dell'artiglieria nemica.
Tra le numerose attività svolte lungo tutto il triennio di guerra vi furono anche la bonifica dei campi di battaglia dagli ordigni esplosivi, le demolizioni di edifici pericolanti, la stesura di reticolati e mascheramenti, lo svuotamento di trincee e camminamenti vari dall'acqua, l'attività continua di sorveglianza del territorio, nella vigilanza e nella prevenzione degli incidenti in magazzini di materiali, depositi di munizioni, parchi d’artiglieria, caserme varie, stazioni e depositi ferroviari, basi navali, aeroporti, depositi di carburanti e viveri, armamenti vari e automezzi, ecc.
Nei resoconti giornalistici dell'epoca è costante l'accenno al lavoro svolto da questi uomini, che mirava a diminuire il danno prodotto dai bombardamenti, a soccorrere i civili in fuga e a dare anche una degna sepoltura alle vittime della guerra.
Alla luce delle proporzioni dei compiti da svolgere, tornò attuale la questione relativa alla necessità di nazionalizzare il Corpo, come emerge dalla lettura di un passaggio estrapolato dalla rivista Coraggio e Previdenza, numeri 19 e 20, del 1919: "Se si pensa agli immensi depositi di munizioni che debbono seguire gli eserciti, ai depositi di viveri, di foraggi, e in genere a tutto l'insieme dei servizi logistici degli eserciti moderni, unitamente alla facilità con cui non solo le artiglierie, ma i mezzi aerei di offesa possono produrre improvvisi incendi, non si può fare a meno di riconoscere l'importanza che avrebbe avuto anche per noi un'organizzazione già fatta a difesa del fuoco nelle mani dello Stato".

 

L'omaggio della stampa nazionale

Il ruolo svolto dalle squadre dei vigili del fuoco durante la Grande Guerra fu segnalato dai giornali dell'epoca con titoli ridondanti quali, per esempio, "Il servizio d’incendio nella guerra moderna", "L'olocausto di un valoroso".
Quest'ultimo, in particolare, rendeva omaggio alla memoria dell'ingegner Vincenzo Sebastiani, caduto in servizio durante la direzione di una manovra di spegnimento sotto il fuoco nemico.

 

L'eroismo di Vincenzo Sebastiani

A cura di Alessandro Fiorillo

Al Sotto-Comandante dei Vigili di Roma Ing. Vincenzo Sebastiani è intitolata la caserma di Via Genova, Sede Centrale del Comando di Roma.
Una uniforme originale di Sebastiani è conservata ed esposta nel Museo storico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco alle Scuole Centrali Antincendi.
Vincenzo Sebastiani nacque a Roma il 26 ottobre 1885.
Fin da giovanissimo spiccò per le sue doti sportive, in particolare nel nuoto e nel ciclismo, ma la sua passione più grande fu la montagna.
Fu infatti socio del Club Alpino Italiano e divenne uno dei primi alpinisti d'Italia e tra i fondatori della S.U.C.A.I. di Roma, e del "Gruppo Romano Skiatori" di cui fu eletto Vice Presidente.
Stabilì una sede della società nella località abruzzese di Ovindoli, nei cui campi di neve si abbandonava alle escursioni con gli "ski" (nome con il quale, ancora nel 1917, erano chiamati gli sci).
Questa sua passione per la montagna e il suo legame con il territorio abruzzese gli valsero, a seguito della tragica morte, l'intitolazione di un rifugio montano, ancora oggi esistente, tra il piano di Campo Felice (AQ) e le Montagne della Duchessa.
Oltre che nello sport spiccò negli studi accademici, conseguì infatti, presso la Regia Scuola d'Applicazione in Roma, la laurea di Ingegnere Civile.
In seguito a un pubblico concorso fu nominato "Sotto-Comandante dei Vigili", nel cui corpo di Roma entrò nell'agosto del 1914, segnalandosi subito per la passione, l'intelligenza, il coraggio e l'alto senso del dovere.
La sua opera venne particolarmente apprezzata durante le operazioni di soccorso dopo il tragico terremoto della Marsica del 15 gennaio 1915.
Gli fu affidato il comando di una squadra di vigili romani, e con gli stessi si adoperò, instancabilmente, tra le macerie di Avezzano, compiendo anche personalmente difficoltosi e pericolosi salvataggi, grazie ai quali gli fu conferita la medaglia d'argento di benemerenza del Comune di Roma, quella d'argento di benemerenza assegnata dal Governo e la medaglia d'argento della Fondazione Carnegie.
Richiamato alle armi col grado di Sottotenente di complemento del Genio, prima ancora dell'inizio della Grande Guerra, egli fu addetto ai Servizi Tecnici Aeronautici e più tardi fu inviato in zona di guerra con un parco Aerostatico.
Successivamente, dopo la formazione delle sezioni dei Pompieri Militari, fu assegnato alla seconda armata, e gli fu affidato, dopo la presa di Gorizia, il comando della numerosa squadra dei "Pompieri Militari in Gorizia Italiana" (molti dei quali provenienti dal Corpo dei Vigili di Roma), comando che esercitò dal 14 agosto 1916 al 20 agosto 1917.
Il 19 agosto 1917, mentre dirigeva un servizio di spegnimento sotto il tiro nemico, restò gravemente ferito, e morì il giorno dopo.
Fu decorato con medaglia d'argento al valore, con la seguente motivazione: "Restava gravemente ferito mentre con abituale coraggio dirigeva le operazioni di estinzione di un incendio sul quale insisteva ancora il tiro di artiglieria avversario.
Appena superata gravissima operazione, con esemplare serenità, si dichiarava contento di aver compiuto il proprio dovere".
Il Comandante del Corpo dei Vigili di Roma, Ing. Giacomo Olivieri, dava comunicazione della tragica morte del Tenente Sebastiani attraverso un ordine del giorno, di cui ripropongo alcuni significativi passi: "23 agosto 1917. Con animo costernato partecipo al Corpo la morte eroica del Sotto-Comandante Ing. Vincenzo Sebastiani, avvenuta il 20 corr. per granata nemica, mentre guidava con l'usato ardire i Pompieri Militari allo spegnimento di incendi nella città di Gorizia.
I nostri Vigili che con lui divisero da oltre un anno i pericoli dell'ardua missione, che ne raccolsero il corpo infranto, e che sul letto di morte lo videro fregiato della medaglia d'argento al valore, ci diranno come di questa missione Egli fosse compreso e come sopra ogni altro sentimento avesse sacra la religione della Patria e del dovere.
La memoria di lui ci sarà di sprone nei diuturni cimenti e formerà l'orgoglio della nostra famiglia, su cui risplenderà sempre di fulgida luce la bella e generosa figura del giovane Ufficiale, che per virtù di animo e di mente seppe conquistare il nostro affetto e la nostra stima, che consacreremo con un ricordo tangibile qui in mezzo a noi. Ing. Olivieri".
La morte del Tenente Ing. Vincenzo Sebastiani, che nell'ambito dei Corpi dei Pompieri di tutta Italia aveva saputo guadagnarsi l'ammirazione e il rispetto per il coraggio e la competenza, suscitò viva commozione.
Ancora sul Bollettino Ufficiale della Federazione Tecnica Italiana Corpi Pompieri del 1922, viene pubblicata una lunga e commovente narrazione (ripresa dal periodico Coraggio e Previdenza del 1 dicembre 1922) che descrive il trasporto della salma di Vincenzo Sebastiani dal cimitero di Cormons a Roma.
Vi si può leggere anche il discorso pronunciato in quell'occasione dal Comandante dei Pompieri di Gorizia, Ing. Riccardo Del Neri.
Riporto brevemente alcuni passaggi della narrazione: "(...) La gloriosa salma partita da Gorizia giunse a Roma, domenica 11 dicembre s.a., fu provveduto al suo trasferimento dalla stazione di Termini alla Chiesa della Madonna degli Angeli.
La cerimonia riuscì quanto mai imponente ed il concorso degli amici, dei colleghi e dei soci del Club Alpino fu veramente straordinario.
Tutti i pompieri di Roma, liberi dal servizio, seguirono volontariamente la salma (...).
E' stato già comunicato che il Municipio di Gorizia provvederà a murare a sue spese nella Caserma Pompieri una lapide in memoria dell'eroico ufficiale, che altrettanto farà il Corpo dei Pompieri di Roma e che il Club Alpino intitolerà al Suo Nome il rifugio sul Velino".
Verrà anche creata, grazie soprattutto all'attivismo dell'Ing. Silvestro Dragotti del Comando di Napoli, una "Fondazione Vincenzo Sebastiani" il cui Capitale sarà poi impiegato per sussidiare pompieri infortunati o famiglie di essi.
Nel 1923, a cura del Reggio Commissario del Comune di Roma, verrà scoperta, nella caserma dei Pompieri di Roma di via Genova, una lapide a ricordo perenne del Sotto-Comandante Vincenzo Sebastiani (visibile ancora oggi), a cui è stata pure intitolata la caserma.

 

Bibliografia

  • P. Cimbolli Spagnesi, Il soccorso tecnico urgente dell'Arma del Genio nella Prima Guerra Mondiale, in Salvare la storia. Testimonianze di soccorso tecnico e prevenzione incendi nel passato, atti del convegno (Roma, Istituto Superiore Antincendi, 21 novembre 2017), a cura di Stefano Marsella e Simonetta Monti, Roma, Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, 2018, pp. 65-84.
  • Coraggio e previdenza, 1919, nn. 19 e 20.
  • A. Fiorillo, Passione e coraggio, in Obiettivo Sicurezza, maggio-giugno 2007, pp. 68-69.
  • Vigili del Fuoco, storia, interventi, mezzi, 2008.
  • V. Andò, 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918. Prima guerra mondiale. Il contributo dei Pompieri italiani a tutela della vita e dei beni. I Corpi dei Civici Pompieri e le Sezioni Pompieri d'Armata del Genio dell'Esercito italiano, 2018.