Architettura e arte delle Scuole Centrali Antincendi

Premessa

Gli elaborati grafici, i computi metrici e la relazione illustrativa dell’intero progetto delle Scuole Centrali Antincendi, ufficialmente redatto dall’ufficio progetti del Ministero dell’Interno, erano stati presentati alla Direzione generale per le antichità e le belle arti del Ministero della Pubblica Istruzione nel 1940, per i necessari nulla-osta dovuti alla vicinanza tra il complesso ed eventuali resti antichi della via Appia. Lo studio del progetto fu particolarmente laborioso ed accurato, affinché le varie parti del complesso delle Scuole fossero armonicamente coordinate per rispondere con precisione alle funzioni previste. I vincoli di ordine architettonico e paesistico a tutela dell’area archeologica dell’Appia Antica, già allora vigenti, non impedirono di realizzare una grande struttura, funzionale e monumentale nell’aspetto, così come la possiamo ammirare ancora oggi.

Le Scuole Centrali dei Servizi Antincendi erano state pensate come una vera e propria grande caserma militare, organizzata intorno a due grandi spazi aperti con funzioni diverse e a loro volta individuati da grandi corpi di fabbrica isolati. A completare il tutto, il centro sportivo con un grande campo di calcio e infrastrutture varie per l’atletica leggera, una piscina all’aperto, una palestra al chiuso e altri campi da gioco.

L’architettura degli edifici è ispirata a principi di grande semplicità, per non turbare l’armonia del paesaggio e fondersi il più possibile con esso. I volumi architettonici sono prevalentemente bassi, ad esclusione del castello di manovra (oggi denominato “K1”) che si eleva fino a 23,25 metri per complessivi sei piani d’altezza (compreso il piano terra), realizzato in calcestruzzo armato, muratura e legno, e con cavedi interni per l’asciugatura delle manichette e l’addestramento del personale in ambienti verticali confinati. I materiali utilizzati per i rivestimenti furono l’intonaco per tutte le facciate e il travertino romano per il portico e per i due ordini di pilastri della facciata dell’edificio principale. Tutta la costruzione sorse al lato ovest del campo delle corse delle Capannelle, ed era accessibile dalla via Appia Nuova con un largo viale sul cui asse fu impostata la composizione volumetrica dei vari edifici. In linea con questo asse fu edificato l’edificio principale delle Scuole preceduto a destra e a sinistra dalla palazzina del circolo insegnanti, dagli alloggi per ufficiali e dall’edificio delle autorimesse, che delimitano con il portico il cortile d’onore.

L'atrio di rappresentanza dell’edificio della Scuola Allievi Ufficiali, oggi palazzina degli uffici della Direzione Centrale per la Formazione, della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica e dell’Ufficio Ispettivo, fu chiuso da un portico in travertino che fronteggia l’edificio in tutta la sua lunghezza, e da una lunga vetrata composta da quindici aperture verso l’esterno, ognuna delle quali è incastonata tra pilastri che sono preceduti lateralmente da quelli che formano i due porticati laterali.

Nell'interno, le due pareti a lato sono impreziosite da due grandi mosaici. Quello sulla parete nord-ovest, realizzato dal pittore Alberto Ziveri (Minerva in armi e le specializzazioni dei vigili del fuoco), rappresenta la Minerva, che simboleggia il mondo della ricerca applicata al campo delle tecniche e delle tecnologie antincendi, circondata dai simboli delle specializzazioni e dei campi di ricerca dei vigili del fuoco. Il mosaico della parete sud-est fu realizzato invece dal pittore Lorenzo Micheli Gigotti, e rappresenta le attività dei vigili del fuoco in diverse scene sovrapposte.

Lo scalone a doppia rampa che si trova al centro dell’atrio, ha due rampe a tenaglia sorrette da quattro colonne centrali ed i parapetti rivestiti in mosaico di marmo bianco di Carrara; il primo ripiano porta ad un ballatoio che corre lungo la parete dell’atrio e conduce con le sue estremità ai diversi interni.

Il Sacrario dei Caduti dei vigili del fuoco fu realizzato a pianta semiellittica con una parete affrescata dal pittore Antonio Achilli. Quest’ultima, la più grande opera di pittura realizzata nel complesso edilizio delle Scuole, occupa una superficie di 80 metri quadrati su parete curva e rappresenta concettualmente l’ausilio portato dai soccorritori all’umanità, esposta alla furia degli elementi e percossa dalle sciagure.

Adiacente al sacrario fu allestito un museo storico dove erano raccolti i cimeli dei mezzi e delle attrezzature antincendi usati dalle prime organizzazioni e dai Corpi dei Civici Pompieri.

Un grande salone, all’interno del quale vi era anche una parete affrescata, fu realizzato per le conferenze e per le proiezioni cinematografiche. Il dipinto di questa aula, eseguito a tempera dal pittore Schiavina, oggi non più esistente, rappresentava il trionfo dell’Italia, e aveva da un lato le figure dei vigiles di Roma imperiale, e dall’altro i moderni vigili del fuoco; inoltre sullo sfondo si vedeva da una parte una città romana e dall’altra il complesso delle Scuole Centrali Antincendi e della Casa del Vigile del Fuoco “Tullio Baroni” a Borgo a Buggiano. In due punti ben nascosti nel dipinto c’erano due piccole finestrelle, una per il proiettore delle pellicole cinematografiche e l’altra per l’operatore, le quali servivano per proiettare filmati sulla parete destra dell’aula delle conferenze.

Un ampio cortile interno all’edificio ed un vasto piazzale esterno erano destinati alle esperienze da eseguirsi all’aperto.

Nell’atrio di rappresentanza sono oggi conservati ed esposti alcuni cimeli storici, quali delle pompe antincendio a mano, una pompa antincendio a vapore e un’autovettura Fiat.

Tra le decorazioni artistiche più importanti dell’intero complesso abbiamo quelle ai lati del cortile d’onore, dove sulle testate degli edifici porticati con colonne in travertino a sezione quadrata vennero situati i due grandi bassorilievi, ancora oggi esistenti, realizzati da Fortunato Longo a destra (Vigili in azione), e da Cosmo Sorgi a sinistra (I vigili del fuoco nel mito e nella tecnica dei climi imperiali di Augusto e di Mussolini).

Uno riproduce varie scene di vita dei vigili del fuoco nelle loro funzioni, l’altro rappresenta gli stessi nel mito e ne esplicita l’evoluzione della tecnica dal tempo della Militia Vigilum imperiale. Al centro di queste figurazioni si ammira una Santa Barbara che divide le rappresentazioni antiche da quelle moderne.

 

Il campo sportivo, la piscina e le statue

Altri elementi architettonici di grande valore erano presenti nell’area dedicata alle esercitazioni sportive, che comprendevano il campo di calcio, la palestra, la piscina e le statue che la ornavano. Lo stadio nautico, di particolare bellezza, era racchiuso da un recinto murario costituito da una parete caratterizzata da cinque aperture sul prospetto principale verso il campo di calcio, a cui facevano ala due emicicli del diametro di 25 metri con undici arcate ciascuna, cinque delle quali incorniciavano grandi statue di marmo raffiguranti atleti in diversi atteggiamenti, che simboleggiavano le discipline sportive praticate dai vigili del fuoco.

Le statue furono realizzate da scultori di fama nazionale e internazionale, e negli anni '60, a seguito della demolizione e ricostruzione della piscina, furono trasferite sul perimetro delle tribune del campo sportivo, dove si trovano tuttora. Ogni statua, alta 260 cm, poggia su una base cilindrica del diametro di 95 cm e dello spessore di 15 cm. Gli atleti scolpiti rappresentano: Calciatore, Schermitore, Giocatore di sfratto, Pugile, Nuotatore, Vogatore, Giocatore di palla ovale, Pesista, Discobolo, Sciatore. Ne sono autori rispettivamente: Campitelli, Castelli, Colla, Cozzo, Monteleone, Olivo, Rosatelli, Spampinato, Ticò e Vignolini.

Annesso allo stadio nautico, vi era un edificio, anch’esso di 50x15,50 m come la vasca, al cui interno vi erano sale per il pugilato, per la scherma, la lotta, la pesistica, nonché una grande palestra, contenente affreschi di Roberto Baldassarri, dotata anche di un'infermeria e un "bagno finnico".

L'intero blocco piscina-palestra era rivestito da travertino di Tivoli con cornici in peperino di Viterbo. La vasca, che misurava 50 m di lunghezza, 15,50 m di larghezza ed era profonda 8 metri, era decorata con mosaici.