Il 4 novembre del 1966, su Firenze cade una pioggia battente. Da più di 24 ore il capoluogo toscano e la sua provincia sono flagellati da un nubifragio che ha portato il livello dell’Arno a crescere paurosamente, fino a raggiungere le imposte delle arcate di Ponte Vecchio. Già dalla prima mattina alcuni argini del fiume hanno ceduto alle acque, che hanno così invaso parte della città.
I fiorentini ancora non si rendono conto dell’incombente tragedia, quando un’imponente ondata scavalca il Ponte Vecchio travolgendo tutto ciò che incontra. Il Lungarno degli Acciaioli precipita per una lunghezza di 100 metri nel fiume in piena. Alle dieci, luce e linee telefoniche saltano in tutto il centro urbano e la popolazione viene presa dal panico. Nel frattempo, i vigili del fuoco, al lavoro da molte ore, hanno schierato numerose squadre nel tentativo di limitare i danni e salvare le persone in pericolo di vita. Tutti i comandi provinciali della Toscana inviano personale in aiuto ai colleghi fiorentini: la situazione è così grave che addirittura una parte della colonna mobile partita da Roma ha grande difficoltà a raggiungere le zone coinvolte. La caserma centrale di Firenze è assediata dai cittadini che, rimasti senza collegamenti telefonici, chiedono aiuto di persona, ma ben presto è anch’essa raggiunta dalle acque e i vigili del fuoco riescono a salvare a stento le apparecchiature radio necessarie per coordinare i difficili soccorsi. Il giorno dopo, la situazione è angosciante: l’intero centro è allagato, mancano l’elettricità, il gas, i medicinali, i viveri e l’acqua potabile. Gli abitanti si ritrovano privi di tutto e assediati dalla piena, che mette in pericolo la loro incolumità. Le operazioni di salvataggio, tuttavia, proseguono incessanti: solo fra il 4 e il 5 novembre vengono effettuati oltre 6.000 interventi coronati da successo. Si distribuiscono, inoltre, alla popolazione, mediante autobotti e natanti, acqua potabile e viveri. Quando la pioggia inizia a diminuire, il violento reflusso delle acque causa disastri ancora maggiori di quelli provocati dall’alluvione. Il fango, poi, ha invaso tutto, abitazioni e negozi, con la conseguenza che si lamentano danni per diversi milioni di lire dell’epoca. In questa fase diventa così particolarmente importante l’intervento delle squadre dei vigili del fuoco, il cui obiettivo è quello di riportare nel minor tempo possibile la normalità in una città colpita da una tragedia senza precedenti.
L’enorme quantità di pioggia caduta in Toscana nei primi giorni del novembre del 1966 (ben 2.000.000.000 di metri cubi al secondo, in base ad alcune stime) causò l’innalzamento dei bacini dei fiumi Arno, Ombrone, Serchio e Cecina, mettendo a serio rischio il territorio da essi attraversato. Intere province subirono gravi danni e allagamenti, che in alcuni casi raggiunsero i quattro metri di altezza. Su Firenze si abbatté un’alluvione straordinaria, a Grosseto l’intero centro urbano finì sott’acqua, mentre il 13 novembre, a Pisa, la piena travolse il ponte Solferino.